Nato nella localitĆ Adami in una famiglia borghese
di tradizioni risorgimentali, compƬ gli studi
nel seminario di Nicastro, dove fu
ordinato sacerdote il 22 settembre 1908. Nel 1910 venne
nominato parroco di Adami. Nel 1918 passĆ² a dirigere da rettore il seminario
di Nicastro, dedicandosi contemporaneamente allo studio di riformatori
religiosi, ad esempio Gioacchino da Fiore e Girolamo Savonarola,
da lui ritenuti dei profeti. Ebbe contatti con i modernisti Ernesto
Buonaiuti e Salvatore Minocchi e prestĆ² attenzione
al Movimento operaio nel quale militava suo fratello Rosarino.
Oppositore aperto del fascismo, nel 1925 si trasferƬ
a Roma per lavorare con padre Semeria nell'Opera nazionale
per gli orfani di guerra del Mezzogiorno d'Italia. PartecipĆ² con padre Semeria
alla nascita di una nuova congregazione religiosa. A Roma fu insegnante di
religione, e per qualche tempo anche di storia, nel liceoTorquato Tasso.
Ebbe, fra i suoi numerosi allievi, Ruggero Zangrandi, Giulio
Andreotti, Vittorio Bachelet. Dopo la scomparsa di padre Semeria,
nel 1931, preferƬ non collaborare con don Giovanni Minozzi, che
riteneva non sufficientemente avversario del regime fascista.
Richiamato
in Calabria nel 1942 dal vescovo di Nicastro,
monsignor Giambro, all'inizio del 1944, venne chiamato
dagli Alleati alla carica di provveditore agli studi per
la provincia di Catanzaro. Nel 1947, tornĆ² a Roma, ove rimase altri tre
anni, ed ebbe frequenti contatti con uomini che erano al vertice della cultura
italiana. Ritornato in Calabria si stabilƬ a Nicastro, dove assunse la
dignitĆ di decano del capitolo della cattedrale e l'ufficio di vicario generale
della diocesi. Ammalatosi dileucemia, continuĆ² gli studi nel paese natale.
Nel settembre 1957, su proposta del rettore dell'universitĆ di Napoli fu
nominato membro della deputazione di storia patria della Calabria
e Lucania. Si spense ad Adami il 23 luglio 1958.
A lui ĆØ intitolato il liceo scientifico di Decollatura.
Fonte WIKIPEDIA
FELICE COSTANZO
FRANCESCO STOCCO
Accolto come paggio alla corte borbonica,
a Napoli frequentĆ² la scuola del letterato Basilio Puoti e si
avvicinĆ² agli ambienti mazziniani. Nel 1847 fu arrestato per la sua
ostilitĆ al regime borbonico e liberato all'inizio del 1848. Ritornato lo
stesso anno in Calabria, ebbe una parte di primo piano nella rivoluzione
calabrese della primavera del 1848 guidando l'insurrezione dell'Angitola. Il
fallimento dei moti calabresi, e la successiva repressione borbonica lo
costrinsero all'esilio dapprima a Malta e successivamente,
nel 1850, nello stato Sabaudo, a Genova.
Nel 1860 fu uno de i Mille, inizialmente al comando
di una compagnia. Fu ferito gravemente ad un braccio a Calatafimi.
Sbarcato in Calabria, organizzĆ² il corpo dei volontari garibaldini
dei Cacciatori della Sila, raggiungendo il grado di maggior
generale il 27 agosto 1860, alla vigilia del disarmo dell'armata
borbonica del generale Ghio a Soveria Mannelli il 30
agosto 1860. La sua azione in Calabria portĆ² in ultima analisi
all'evacuazione di Napoli da parte di Francesco II e
contribuƬ quindi grandemente al successo della spedizione di Garibaldi.
Dopo l'unitĆ d'Italia entrĆ² col grado di generale
nell'esercito regolare (1862) ed ebbe il comando della brigata
Aosta che perĆ² lasciĆ² quasi subito per motivi di salute. Collocato a
riposo nel 1863 ed insignito del titolo di commendatore dell'Ordine
dei Santi Maurizio e Lazzaro, si ritirĆ² nel suo paese natale.[1]
Fece parte della Commissione istituita nel
dicembre 1861, per redigere il primo elenco dei Mille che sbarcarono a
Marsala l'11 maggio 1860. La Commissione era composta dai
generali: Vincenzo Giordano Orsini, Francesco Stocco, Giovanni
Acerbi, i colonnelli; Giuseppe Dezza, Guglielmo
Cenni e Benedetto Cairoli, Giorgio Manin, i maggiori; Luigi
Miceli e Antonio Della PalĆ¹, i maggiori; Giulio Emanuele De Cretsckmann, Francesco
Raffaele Curzio e Davide Cesare Uziel, i capitani;Salvatore
Calvino e Achille Argentino. La Commissione rilasciĆ² delle
autorizzazioni a fregiarsi della medaglia decretata dal Consiglio civico di
Palermo il 21 giugno 1860 per gli sbarcati a Marsala. Un altro GiurƬ d'onore
riesaminĆ² i titoli dei componenti la spedizione e il Ministero della Guerra
pubblicĆ² un nuovo Elenco dei Mille di Marsala, nel bollettino n.21,
nell'anno 1864, in base al quale furono concesse le pensioni. Sulla base
del secondo elenco fu redatto in modo definitivo il documento della Gazzetta
ufficiale del Regno d'Italia del 12 novembre 1878.[2]
Il suo nome fu dato a
un cacciatorpediniere della Regia Marina italiana, varato
nel 1926.
Fonte : WIKIPEDIA