L’Edificio più significativo dell’abitato di Adami è certamente la Chiesa, dedicata a S. Maria  del Carmine,  che fu edificata, negli anni dal 1735 al 1740, in posizione dominante sui villaggi di Adami, Palinudo, Censo, Stocchi o Pagliaia e Liardi, che abitati dai coloni che da Motta S. Lucia si erano trasferiti nel territorio di Decollatura.

Il luogo per l’edificazione, che a quel tempo era nominato Montebello, fu scelto oltre che per la posizione panoramica rispetto alla vallata ed ai villaggi anche perché già di uso civico, per come ipotizzato dal Prof. Mario Gallo nella sua monografia dedicata alla Chiesa di Adami.


Il prospetto principale è rivolto ad Est verso il centro storico di Adami e verso l’ampia vallata.

Vista dall’esterno la Chiesa già denota la presenza di tre navate di quella centrale ha dimensioni maggiori sia in altezza che in larghezza.

Una gradinata di cinque gradini, da l’accesso ad un ampio sagrato.

La facciata è scandita da quattro lesene di ordine dorico nella parte inferiore, l’effetto decorativo si completa con una cornice e una trabeazione di tipica derivazione ellenica.

Gli ingressi, di cui quello centrale di dimensioni maggiori, ad arco a tutto sesto, sono realizzati in pietra di tufo leggermente aggettanti.

Nella parte alta della facciata, si apre, in corrispondenza dell’ingresso principale, un finestrone decorato con vetri policromi che formano una croce latina.

Anche al di sopra delle porte laterali si aprono delle finestre con le stesse caratteristiche di quella centrale, ma di dimensioni minori.

Sul frontale, in corrispondenza della navata laterale destra si eleva il campanile scandite in tre piani e adornato da lesene angolari raccordate a fasce orizzontali anch’esse aggettanti.

E da mettere in evidenza come l’aspetto del complesso architettonico è ben armonizzato nel suo insieme presentando una gradevole unità stilistica di derivazione classica.


Appena si accede all’interno della Chiesa sorprende il gradevole effetto scenografico dato dall’unita stilistica barocca che vi predomina.

All’ingresso sono poste due colonne in muratura di ordine tuscanico, prive di base, che reggono la soprastante cantoria ad andamento curvilineo.

La navata centrale presenta tre campate laterali ad arco a tutto sesto che reggono un cornicione aggettante che segue l’andamento perimetrale del1’intera navata.

La parte superiore della navata centrale è delimitata da due lesene di ordine ionico raccordate ad un cornicione riccamente decorate con uno stucco a motivi floreali.

Alla sommità della navata centrale vi è un timpano dentro il quale é posto uno stucco raffigurante un Angelo attorniato da una raggiera.

Nella parte frontale si apre un grande arco trionfale a tutto a sesto che dà 1’accesso al presbiterio, che si completa con una copertura a cupola emisferica.


Nel presbiterio è collocato l’altare maggiore sopra il quale e posta una pala raffigurante la Madonna del Carmine, patrona della Chiesa, a cui fanno ala due putti e gli Apostoli Pietro e Paolo, patroni della Cattedrale di Nicastro alla cui Diocesi appartiene la Parrocchia di Adami. Il dipinto, eseguito ad olio su tela, pur essendo privo della firma dell’autore da tanti è stato attribuito allo Zimatore sia per lo stile compositivo lineare, sia per la plasticità tonale dell’insieme, ma da ricerche recenti è emersa l’esistenza della Pala in epoca antecedente a quella in cui ha operato il Pittore.

L’opera nella parte inferiore rappresenta anche uno scorcio paesaggistico di Adami in cui emerge il prospetto della Chiesa come unico edificio costruito all’epoca in quella zona.

La cupola e suddivisa in otto parti in cui sono raffigurati degli Angeli di ottima fattura tonale e lineare.

Nelle quattro vele angolari sono raffigurati ad affresco i quattro evangelisti: Matteo e Giovanni nella parte frontale, Luca e Marco nella parte retrostante all’arco trionfale.

Anche queste opere fanno presupporre di essere state eseguite dallo Zimatore coadiuvato dal nipote Grillo sia per l’impostazione sia per l’armonia tonale che caratterizza lo stile dell’artista di Pizzo Calabro.

La lunetta centrale al di sopra dell’altare maggiore, anch’essa affrescata, rappresenta l’Agnello simbolo di Cristo circondato da Angeli adoranti, di pregevole fattura sia nella linearità sia nell’accostamento tonale monocromo. Nella parte centrale, al di sopra della trabeazione, in corrispondenza delle arcate sottostanti, si trovano delle finestre simili a quelle della facciata che irradiano una soffusa luce all’interno. I muri longitudinali mediani reggono il soffitto a copertura piana nel quale, oltre a varie decorazioni, è collocato un grande dipinto ad olio su tela eseguito dallo Zimatore e dal nipote Grillo per come attestano le rispettive firme unitamente a quella di Felice Cerra che ne esegui il restauro nel 1970. L’opera rappresenta la Madonna del Carmine con in braccio il bambino Gesù attorniata da Angeli e putti. Nella parte inferiore del dipinto risalta la figura di un Angelo nell’atto di liberare le anime dalle pene del Purgatorio, devote alla Madonna, che in vita vestirono l’abito carmelitano. Anche se il restauro ha un pò sminuito l’armonia originale pur rendendola brillante nei colori, l’opera evidenzia, comunque, l’indubbia validità degli autori che hanno saputo interpretare il soggetto con maestria, mettendo in risalto la devozione Mariana come coronamento e certezza assoluta per l’aldilà.

 



Le navate laterali sono arricchite da lesene cruciformi, che fanno da supporto ad archi a sesto ribassato, terminanti in un’abside quadrangolare in cui sono collocati gli altari minori dedicati uno alla Madonna di Lourdes, e 1'altro al Sacro Cuore di Gesù. Nella parte mediana delle navate laterali sono posti due altari addossati alle pareti perimetrali. In uno é posta la statua lignea di S. Raffaele Arcangelo che guida Tobia e nell’altro é collocata la statua, anch’essa in legno, della Madonna col Bambino, opera di fattura mirabile e di stretta osservanza barocca per la modulazione lineare con cui e stata eseguita. Tra l’altro quest’opera, unitamente ad un piccolo acquasantiere in marmo, a forma di mezza conchiglia, decorato con una scultura ad alto rilievo raffigurante due putti e una colomba a destra dell’ingresso principale, proviene   dall’antica Abbazia cistercense di Corazzo.

Arricchiscono il sacro edificio altre due opere attribuibili allo Zimatore e al nipote Grillo rappresentanti uno l’Arcangelo S. Raffaele e Tobia e l’altro l’ultima cena di Gesù con gli Apostoli. Da rilevare l’ottima fattura di quest’opera in cui l’autore ha saputo ben interpretare l’elevato valore mistico del soggetto arricchendola con una effusione di luce emanata dalla figura del Cristo, che si concretizza nella plasticità tonale delle figure degli Apostoli, fra cui si fa notare l’atteggiamento pensoso e truce di Giuda posto isolato alla destra ed in primo piano.