Posto a poca distanza dalla
Conflenti di Vittorio Eutera e dalla Pedace di Michele De Marco, questo paesino,
proprio per aver dato i natali a Michele Pane, fu definito da Giuseppe Isnardi il
focolare poetico piu vivo della Calabria.
Zio materno di Michele Pane
fu Francesco Fiorentino di Sambiase, filosofo di fama nazionale.
La sua infanzia trascorse spensierata
e serena nel paese natale, in seno alla sua famiglia, che per quella epoca poteva
dirsi agiata.
FrequentĆ² le scuole elementari
di Sambiase, paese della mamma, prosegui gli studi ginnasiali dapprima a Nicastro,
allora grosso centro agricolo della piana di S. Eufemia e poi a Monteleone oggi
Vibo Valentia.
BenchƩ fornito di ingegno vivo
e di esuberante vitalitĆ , non portĆ²
a compimento gli studi.
Se ne ignorano le ragioni.
Luigi Costanzo, suo fraterno
amico ed estimatore, si limitĆ² a dire che circostanze molteplici gli resero impossibile
la prosecuzione degli studi. ContinuĆ² tuttavia, per suo conto a studiare i poeti
e tra questi con particolare amore i moderni, che costituirono il vital
nutrimento dell'anima sua.
Di statura media, bruno di
volto, di natura ardente ed appassionata, ebbe nel suo paese natale diverse avventure
amorose, come si rileva anche dalle sue raccolte poetiche.
"Simpaticissimo ed irresistibile
rubacuori" lo chiama Guido Cimino, insigne magistrato ed apprezzato poeta anche Lui.
A diciotto anni attratto da
un sogno luminoso, parti per l'America dove elaborĆ² la ”Trilogia” ma poco dopo con
la disillusione nel cuore, tornĆ² al suo borgo natio, che costituƬ il sospiro costante
del suo cuore.
Nel 1897 prestĆ² il servizio
militare a Foggia nel 56° Reggimento di Fanteria. Fu proprio a Foggia nel 1898 che
egli pubblicĆ² "L'uominu Russu", che ĆØ una felicissima satira dei millantatori
di eroismo.
Il poemetto, di
ispirazione risorgimentale radicale, gli valse un processo
penale intentatogli da un amministratore locale che si riconobbe nel
ritratto di un miles gloriosus garibaldino.
Nei primi anni del secolo,
lasciatosi travolgere di nuovo dall'onda disordinata e tumultuosa delle correnti
migratorie, spinto, piu da un segreto spirito di avventura, che da reali necessitĆ
economiche, abbandonĆ² per la seconda volta il paese natale e ritornĆ² negli Stati
Uniti d'America.
TrovĆ² occupazione presso la
Ditta Bancaria C. Tarabella e C. con una retribuzione modesta, ma che gli consentiva
di sbarcare il lunario. Nel 1906 fondĆ² "La Calabria Letteraria"
periodico mensile che seppure ebbe vita breve, appena un anno, contribuƬ a tenere
viva la fiamma per la terra natia, in mezzo alla colonia dei Calabresi d’America.
Nello stesso an no ( 1906)
pubblicĆ² il volume di versi "Viole e ortiche", nel quale, accanto a poesie
in dialetto appaiono anche liriche in lingua italiana.
Rientrato in Italia nel 1909
pubblicĆ² a Napoli per i tipi di Casella un altro volume di poesie in vernacolo Calabrese
dal titolo ''Accuordi'', che, accolto con simpatia dalla critica, ebbe una discreta
diffusione nel mondo culturale Calabrese.
Ritornato a New York nel novembre
del 1910, spera va di trovare una occupazione migliore; tale speranza poggiava su
una raccomandazione, che, per spontaneo interessamento del Colonnello Garibaldino
Commendatore Achille Fazzari, che lo aveva nelle sue grazie, l'ambasciatore d'Italia
in Francia S.E. Tommaso Tettoni, aveva inviato al console di New York.
La raccomandazione perĆ² non
ebbe l'esito sperato e Michele Pane senza dolersene, riprese il lavoro presso la
Ditta bancaria C. Tarabella e C., dove aveva per un lungo settennio lavorato, come
egli stesso ebbe a dire, ''con fedeltĆ ed onore''.
Pure in mezzo alle difficoltĆ
economiche che lo accompagnarono quasi per tutta la vita, la musa non si stancĆ²
di sorridergli e nel 1913 pubblicĆ² "Sorrisi" e nel 1914 "Peccati".
Nel 1915 su proposta dell'illustre Prof. Stanislao
De Chiare, presidente della gloriosa accademia cosentina venne eletto all'unanimitĆ
socio corrispondente della medesima accademia.
Nel 1916 videro la luce altri
due componimenti del Pane "Lu calavrise 'ngrisatu" (Il Calabrese anglicizzato
nella lingua)' e "Laude al San Sidero".
Il primo puĆ² considerarsi una
satira bonaria dell'emigrante calabrese, che, scrivendo al padre in Calabria, gli
racconta le meraviglie del nuovo mondo, usando spesso termini, che, alterati nella
pronuncia, acquistano un doppio senso comico e ridevole; l'altro ĆØ un inno che il
poeta innalza al magnifico vino di Sambiase (Catanzaro) di cui divenne importatore
e rivenditore a Brooklyn.
Negli Stati Uniti il Poeta
visse prevalentemente a Chicago, dove rimase quasi ininterrottamente fino
alla morte svolgendo prevalentemente l'attivitĆ di giornalista e di editore.
Nel 1925 fondĆ²
la rivista letteraria Il Lupo, in lingua italiana e inglese.
RitornĆ² in Italia solo
nel 1938 per un breve periodo, in occasione del matrimonio della
figlia LibertĆ .
Michele Pane: La Poesia
Un continuo ripiegarsi dell'anima
su se stessa per richiamare in vita i fantasmi di un mondo che, benchƩ lontano nel
tempo e nello spazio, ĆØ costantemente presente nel suo cuore, costituisce l'essenza
piu genuina della poesia di Michele Pane, che Umberto Bosco definisce "il maggiore
dei poeti calabresi”, e che Corrado Alvaro apprezza per la sua ''vena melodica,
cantabile” , e per la scelta ''delle natie parole piu piene di passato e di echi
antichi".
Rivivono infatti nell'onda
melodica del suo "canto" quadri vivi e indimenticabili di piccole cose
genuine e fresche, sentimenti che provano coloro che trascorrono l'infanzia e la
giovinezza nella semplicitĆ di un ambiente agreste e paesano, protetti dall'ombra
amica di un campanile rustico, consacrato dalla fede ardente e pura dei padri, brani
lirici colti al volo o nel persistere di un ricordo, che piu non si cancella nel
corso del tempo".
Poesia quella del Pane, dunque,
che ha il "magico potere di risvegliare anche in noi ricordi di tempi migliori,
far palpitare in fondo alla distrutta anima nostra qualche lembo sopito, dimenticato,
mentre un mesto senso di rimpianto ci pervade e ci fa pensosi".
Ć raro trovare tra i poeti
dialettali un altro che al pari del Pane sappia raggiungere, nel ritmo del verso,
una vibrazione cosi intensa di palpiti interiori, che hanno il potere di sollevare
il lettore nelle regioni incantate e suggestive del sogno.
Secondo qualche critico il
"Pane respirĆ² l'arte freschissima della poesia pascoliana; si scaldĆ² alla fiamma
dell'arte del Carducci e di quella del D'Annunzio; prestĆ² una certa attenzione ai
versi orecchiabili di Lorenzo Stecchetti e di Giovanni Marradi, ma l'arte sua piu
vera si trova nelle poesie dov'egli ĆØ se stesso; in quell'arte che ĆØ sua, creata
dalla sua anima a propria immagine e somiglianza.
Originale ĆØ dunque la poesia
di Michele Pane, in quanto nata da un bisogno impellente di tradurre in immagini
i sentimenti molteplici che gli germogliavano nel segreto della sua anima sensibilissima,
pronta a vibrare anche dinanzi ai trasalimenti meno percepibili della natura e delle
cose.
Dotato di una immaginazione
calda e possente Michele Pane assomma in sĆ© tutte le virtĆ¹ della gente calabra,
appassionato e romantico, forte nei sentimenti e di conseguenza tenace nell'odio
e nell'amore, ma soprattutto profondamente
innamorato della sua terra, anche quando un destino avverso
lo ha sradicato da essa.
“Poca favilla gran fiamma”,
- dice il padre Dante nel primo canto del Paradiso - ebbene, mi auguro che il mio
lavoro possa richiamare l'attenzione di studiosi di maggior respiro sull'opera completa
del cantore di Adami, che per un anime consenso della critica meriterebbe
d'essere conosciuto anche in campo nazionale al pari di un Porta, milanese, di
un Di Giacomo, napoletano, di un Belli, Pascarella, Trilussa, romani.
Reprint da Peppino Scalzo “I Poeti del Reventino”
Elenco delle Opere
- L'uominu
russu (L'uomo rosso), pubblicato a Foggia nel 1898
- Trilogia pubblicato
a Nicastro nel 1901
- Viole e
ortiche pubblicato a New York nel 1906
- Accuordi (Accordi)
pubblicato a Napoli nel 1911
- Sorrisi pubblicato
a New York nel 1914
- Lu
calavrise ngrisatu (Il calabrese che parla inlingua inglese) pubblicato a
New York nel 1916